Dott.ssa

Alessandra Recine

Squirting

Dott.ssa Alessandra Recine – 03/09/2022

Alcune donne dicono di sperimentarlo, nonostante non siano in grado di prevederlo e “controllarlo”. Altre sostengono di riuscirci solo in determinate condizioni e con un partner che amano profondamente e col quale vivono un’intimità molto coinvolgente. Ad alcune è capitato di provarlo una sola volta. Parliamo dello squirting. Meglio conosciuto come “eiaculazione” femminile, lo squirting è un fenomeno legato all’orgasmo che desta curiosità e non poche domande all’interno del mondo femminile ma anche di quello maschile.

Di cosa si tratta?

Dall’inglese squirt “spruzzare/schizzare”, consiste nella fuoriuscita, nel momento in cui si raggiunge il picco del piacere durante un rapporto sessuale, di una quantità significativa di liquido simile ad acqua: trasparente, inodore, incolore, insapore.

Cenni storici

L'”eiaculazione” femminile è un tema che ha attirato l’attenzione degli studiosi sin dai tempi più remoti. Nel I secolo a.C. già ne parlava Aristotele, ma è stata anche oggetto di studi da parte degli anatomisti Galeno e Colombo: il primo la collegava all’esistenza di una prostata femminile, il secondo al clitoride. Nel XVII secolo ne parlava Reinjier De Graaf il quale si imbarcò nella pioneristica impresa di esplorare l’anatomia genitale delle donne, intuendo l’esistenza di una realtà ben complessa, descritta poi dal ginecologo tedesco Ernest Gräfenberg che intorno al 1950 ipotizzo l’esistenza del punto G e definì l’apparato genito-urinario femminile un paesaggio erogeno. Accanto alla scienza, anche la cultura, portatrice dei suoi stereotipi, si è interessata dell'”eiaculazione” femminile, attribuendole numerosi significati. In Ruanda essa viene chiamata “kunyara” ed è talmente importante che, in occasione del fidanzamento, viene regalato alla coppia un tappetino in fibra di banana per proteggere il materasso dal getto delle donne, alle quali tra l’altro vengono serviti degli infusi a base di erbe per aumentare la quantità di liquido prodotta. In Uganda, nella tribù dei Batoro, le donne più anziane insegnano alle ragazze come masturbarsi fino a raggiungere l'”eiaculazione”, ed una donna è considerata pronta al matrimonio solo quando è capace di bagnare un muro con la sua “eiaculazione”. Nella cultura occidentale, se la donna manifesta una simile reazione nel momento dell’orgasmo durante un rapporto sessuale, andrebbe a confermare la buona performance del partner.

Natura e origine del fenomeno

Lo squirting è un fenomeno in merito al quale non esiste ancora un consenso unanime all’interno della comunità scientifica. La sua esistenza è stata riconosciuta da molti ma, ad oggi, vi è ancora poca chiarezza riguardo la sua natura, l’origine e la prevalenza nel mondo femminile. Alcuni autori (Rubio-Casillas et al., 2011) sostengono che lo squirting consista in un eccesso di lubrificazione vaginale, per altri (Jannini et al. 2011) il fluido emesso verrebbe prodotto dalle ghiandole del Bartolini e da quelle di Skene (situate nella parte anteriore interna della vagina a pochi centimetri di profondità) – considerate come corrispettivo femminile della prostata – motivo per cui lo squirting è anche etichettato come l’equivalente femminile dell’eiaculazione maschile. Per altri ancora (Salama et al. 2015) si tratterebbe semplicemente di un’emissione di urina che, in alcuni casi, verrebbe accompagnata da un contributo marginale di secrezioni prostatiche all’interno del liquido emesso.

Anatomia dello squirting?

Difficile darne una definizione univoca poichè, ad oggi, pochi sono gli studi di settore e non è ancora chiaro come mai solamente alcune donne (circa 1 su 10) raggiungano un'”eiaculazione”.In materia c’è uno studio del 2002 dell’Università degli Studi dell’Aquila secondo il quale l’anatomia delle ghiandole di Skene – estremamente variabili da donna a donna in termini di dimensioni e funzionamento al punto che in alcune sembrano del tutto atrofiche – spiegherebbe il perchè alcune donne “squirtino” e altre no. Seguendo questa ipotesi, l'”how-to” dello squirting in queste donne potrebbe essere strettamente connesso a fattori quali la capacità di lasciarsi completamente andare ed abbandonarsi all’altro durante un rapporto sessuale, una buona intesa sessuo-affettiva con il/la partner, la stimolazione adeguata dell’area CUV (Clitoride, Uretra e parete Vaginale anteriore).

Squirting e sessualità di coppia

Come viene vissuto lo squirting da chi lo sperimenta? Quali significati donne e uomini attribuiscono a tale manifestazione che può presentarsi in associazione all’orgasmo femminile?Le donne che lo hanno sperimentato descrivono lo squirting come un esperienza estremamente piacevole ed appagante per se stesse ed anche per il/la partner.Dai dati di una ricerca condotta online nel 2013 dagli urologi dell’ospedale Rudolfstiftung di Vienna emerge che il 78,8% delle donne considera il proprio squirting come un arricchimento del rapporto sessuale e lo 0,6% ritiene la mancata manifestazione di questo come una patologia, mentre il 7,2% a volte desidera che il fenomeno non si verifichi. Il 90% dei partner considera assolutamente positivo lo squirting della compagna, mentre solo lo 0,6% ne ha una visione negativa. In conclusione, occorre ricordare che la maggior parte delle donne non sperimentano lo squirting e molto resta da capire in proposito, attraverso studi e ricerche scientifiche. La presenza di questo fenomeno, così come la sua assenza, è da considerarsi una delle molteplici ed eterogenee espressioni della risposta sessuale femminile e, di fatto, non tenere in considerazione una visione di questo tipo rischia di patologizzare la naturale manifestazione della sessualità umana. Infatti, il benessere e la soddisfazione sessuale di una coppia sono sempre fortemente legati, non solo ad elementi anatomo-fisiologici, ma anche e soprattutto ad elementi psico-relazionali quali la complicità e l’intesa fuori e dentro il letto, la comunicazione, il rapporto con il proprio corpo e non per ultime, alcune variabili di personalità individuali (es. ansia, tendenza al controllo, ecc).