Il Dolore Pelvico Cronico (DPC) e la Vulvodinia, che rappresenta uno dei fattori eziopatogenetici principali del DPC, sono definibili come dei veri e propri quadri clinici e, come tali, è importante che vengano correttamente inquadrati e opportunamente trattati. Questo perché l’esperienza del dolore-malattia, che sappiamo essere più frequente nella popolazione femminile, coinvolge non solo aspetti sensoriali correlati al dolore “fisico” ma anche aspetti emozionali, cognitivi, comportamentali e relazionali, danneggiando gravemente la qualità della vita delle donne, il benessere psicologico e la sfera sessuo-affettiva (Ferraz et al., 2024).
Fattori psicogeni predisponenti, precipitanti e di protezione
Un’ampia letteratura (Ferraz et al., 2024; Field et al. 2008) indica come alcuni fattori psicogeni siano rilevanti nella storia clinica delle donne con DPC. Esperienze di abusi fisici e /o sessuali infantili, memorie precoci di dolore fisico esperito, sintomi psicosomatici, pensieri paranoici, un disturbo post-traumatico da stress pregresso possono predisporre una donna a sperimentare in età adulta Dolore Pelvico Cronico.
Inoltre, questa forma di dolore sembra si associ spesso ad ansia, depressione, irritabilità, disturbi del sonno, senso di affaticamento, perdita di appetito, calo del desiderio sessuale. Le donne con vulvodinia poi tenderebbero ad avere maggiori difficoltà in attività come camminare, vestirsi e lavorare, si sentono più frequentemente stanche o provate fisicamente. A minare maggiormente il benessere psicofisico poi sembra sia la cronicità del dolore piuttosto che l’intensità.
Esplorare la relazione tra dolore cronico e disagio psichico è molto complesso considerato che i processi del dolore coinvolgono diversi meccanismi quali l’interazione tra neurotrasmettitori e recettori del sistema nervoso centrale, influenze genetiche, fattori di inibizione dei circuiti del dolore. A tal riguardo, è stato ipotizzato che l’esperienza del dolore funga da trigger per l’insorgenza dei disturbi mentali in individui predisposti (Ferraz et al., 2024). È stata osservata, inoltre, una relazione bidirezionale tra vulvodinia ed alcune caratteristiche psicologiche: se, da una parte, diverse ricerche hanno rilevato l’insorgenza di sintomi psicopatologici successivamente alla diagnosi di vulvodinia, dall’altra, la letteratura scientifica sembra evidenziare che alcune dimensioni psichiche abbiano un ruolo chiave nel modulare la percezione del dolore. Ad esempio, è stata descritta un’associazione di condizioni psicopatologiche come la depressione, l’ansia e i disturbi da somatizzazione, con l’intensità del dolore nelle donne, evidenziando un processo eziologico circolare in cui tali fattori si rinforzano vicendevolmente (Ferraz et al., 2024).
Sono state individuate, allo steso tempo, delle caratteristiche di personalità che possono essere considerate dei fattori di protezione, ovvero delle dimensioni che si associano ad una riduzione dell’impatto della vulvodinia sul benessere psicofisico e relazionale. Tra queste la self-efficacy e la self-compassion: la prima descrive l’auto-efficacia percepita nel mettere in atto comportamenti che migliorano il benessere ed è stata associata ad una maggiore soddisfazione relazionale e sessuale in donne che sperimentano varie forme di dolore cronico nell’area pelvica; la seconda è definita dalla capacità di supportarsi emotivamente, di riconoscere i momenti di inadeguatezza come parte “normale” di un processo e di sviluppare una consapevolezza tale da pensare all’esperienza del dolore in modo equilibrato (Anderson et al., 2023).
Dolore cronico e relazione di coppia
Il Dolore Pelvico Cronico e la vulvodinia hanno un profondo impatto sull’immagine corporea, sulla sfera sessuo-affettiva e sulla relazione di coppia.
Numerosi studi hanno evidenziato come la percezione della propria immagine corporea da parte delle donne con DPC rischia di assumere una connotazione molto negativa, associandosi a un incremento dei livelli di ansia nel mostrare il proprio corpo, ad un peggioramento del dolore durante i rapporti, oltre che a livelli più bassi del desiderio e della soddisfazione sessuale. Il corpo in questi casi viene visto come inadatto a mettere in atto prestazioni sessuali in linea con gli standard sociali percepiti e l’atteggiamento della donna nei confronti della sessualità è spesso focalizzato sulla preoccupazione di soddisfare il proprio partner trascurando i propri bisogni, con conseguente aumento dei livelli di dolore, distress, ansia e depressione (Ferraz et al., 2024).
Sul piano sessuo-affettivo le donne con vulvodinia sperimentano un desiderio sessuale più basso, difficoltà di eccitazione sessuale, orgasmi meno frequenti e minore soddisfazione sessuale rispetto alla popolazione generale (Connor et al., 2020) con evidenti ripercussioni anche sulla relazione di coppia.
Sono piuttosto recenti ed esigui gli studi che hanno cercato di indagare l’esperienza dei partner di donne che riportano questo quadro clinico doloroso (Myrtveit-Stensrud et al., 2024) ma di positivo c’è che questi hanno evidenziato quanto i partner con le loro risposte adattive o indisponenti giochino un ruolo importante nella gestione della problematica, sull’intensità del dolore percepito e sul funzionamento sessuale (Rosen, Bergeron, 2019).
In considerazione del fatto che frequentemente il dolore è attivato dai rapporti sessuali e che l’atteggiamento dei partner si associa spesso all’intensità del dolore, alla qualità del funzionamento sessuale, a sintomi depressivi, alla soddisfazione relazionale e sessuale, un adeguato approccio alla vulvodinia non può prescindere dall’assunzione di una prospettiva relazionale, che tenga conto di come le interazioni tra i due partner contribuiscano a modulare la manifestazione del disagio (Ekholm et al., 2023). È stato evidenziato che nelle coppie in cui le donne sperimentano diverse forme di dolore nell’area genitale (ad es., dispareunia e dolore vulvare provocato) la qualità della comunicazione sessuale sia più scarsa (ibidem). Quest’ultima, inoltre, è associata ai livelli di soddisfazione sessuale e relazionale, alla qualità della funzione sessuale, alla presenza di sintomi depressivi, all’intensità del dolore, al disagio sessuale e a diverse forme di adattamento (funzionali o disfunzionali) nella coppia.
L’importanza di un approccio integrato
Attualmente, in accordo con la letteratura scientifica internazionale, il modello operativo più efficace, quando parliamo di problematiche che coinvolgono la sfera sessuo-affettiva è quello integrato, in cui è possibile tenere a mente contemporaneamente le dimensioni biologica, psicologica e sociale della sintomatologia presentata, così come incentivare la collaborazione tra figure professionali differenti, di servirsi di varie teorie e tecniche in maniera flessibile, nonché di avvalersi dell’ausilio farmacologico (Basson et al., 2010; Althof et al., 2013).
In ragione di ciò, nel trattamento di sintomatologie dolorose, come il Dolore Pelvico Cronico e la vulvodinia, è fondamentale un lavoro di équipe, utilizzando la sinergia tra psico-sessuologo, medico (andrologo/urologo, ginecologo, psichiatra, endocrinologo, etc.) ed esperti della salute (fisioterapista, osteopata, agopuntore, etc.), allo scopo di ottenere una visione olistica della persona, nella convinzione che mente, corpo e contesto socio-culturale interagiscano costantemente, influenzandosi in maniera reciproca e contribuendo insieme all’insorgenza del disturbo così come alla sua risoluzione.
Riferimenti bibliografici
Althof S.E., Rosen R.C., Perelman M.A., Rubio-Aurioles E. (2013). Standard operating procedures for taking a sexual history. Journal of Sexual Medicine, 10(1): 26-35.
Basson R., Wierman M.E., van Lankveld J., Brotto L. (2010). Summary of the recommendations on sexual dysfunctions in women. Journal of Sexual Medicine, 7(1 Pt 2): 314-326.
Andersson N., Abdiweli H., Boman J., Nylander E. (2023). Self-compassion, perfectionism, impostor phenomenon, stress and anxiety in patients with localized provoked vulvodynia. Journal of Psychosomatic Obstetrics and Gynecology, 44(1): 1-6.
Connor J.J., Haviland M., Brady S.S., Robinson B.B.E., Harlow B.L. (2020). Psychosocial factors influence sexual satisfaction among women with vulvodynia. Journal of Sex and Marital Therapy, 46(6): 589-598.
Ekholm E., Blaker H., Gottlander L., Zhao X., Linton S.J., Dewitte M., Flink I.K. (2023). Sexual communication patterns in couples with vulvodynia – a case-control behavioral observation study. Journal of Sexual Medicine, 20(8): 1103-1114.
Field B.J., Swarm R.A. (2008). Cronic pain – advances in psychoterapy. Evidence based practice. Cambridge, MA, Hogrefe & Huber.
Ferraz S.D., Candido A.C.R., Uggioni M.L.R., Colonetti T., Dagostin V.S., Da Rosa M.I. (2023). Assessment of anxiety, depression and somatization in women with vulvodynia: A systematic review and META-analysis. Journal of Affective Disorders, 344: 122-131.
Myrtveit-Stensrud L., Schaller S.L., Haugstad G.K., Groven K.S. (2024). Navigating conflicting ideals of masculinity: a qualitative study of the experiences of male partners of women with vulvodynia. Journal of Sex Research, 61(7): 1-12.
Rosen N.O., Bergeron S. (2019). Genito-pelvic pain through a dyadic lens: moving toward an interpersonal emotion regulation model of women’s sexual dysfunction. Journal of Sex Research, 56(4-5): 440-461.